parole e immagini



Fin da bambini abbiamo imparato o meglio avremmo dovuto imparare, a sviluppare una delle facoltà di giudizio apparentemente più semplici e ad emettere con sufficiente sicurezza la sentenza: « Mi piace - Non mi piace ».

Ben altre difficoltà comporta esprimere un giudizio di “ bello – non bello ” per le implicazioni di ordine estetico-filosofico-culturali insite nella valutazione del “bello” come “intrinseco-oggettivo-soggettivo.”

L’empatia è un’altra facoltà primordiale ereditata alla nascita ma quante persone possono dichiarare di averla nutrita abbastanza da svilupparla fino a “ viverla pienamente” nei rapporti quotidiani?

Dell’esattezza o meno di un nostro giudizio empatico si può trovare conferma solo nella sincerità di chi abbiamo davanti o un flebile riscontro nel suo comportamento reale (non filtrato da una nostra interpretazione). Se l’empatia non è matematica, se le conclusioni non sono certe, se può lasciare dubbi o procurarne nuovi, si può affermare che serva a qualcosa? Il ‘quanto serve’ è direttamente proporzionale a due fattori:

1. quanto ci interessa sviluppare e arricchire le nostre capacità di interrelazione nei rapporti interpersonali.
2. quanto ci interessano ‘gli altri’

Per saperne di più, per utilizzare le immagini come esercizio e dare una mano agli ‘”altri” lavorando su se stessi, percorrete il sentiero verso il faro, salite sulla barca e seguitemi.

Se preferite semplicemente navigare nel mare dei colori, siete e sarete comunque benvenuti.


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Ombre Luci Sfumature




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lunedì 14 maggio 2007

Razionalità e Fantasia in Pedagogia

Razionalità e Fantasia in Pedagogia
di Gianna P.



IDEE ERRONEE


Nel parlare di fantasia e ragione, il senso comune incappa spesso in tre errori. Il primo è quello di ritenere che la fantasia compaia prima della ragione e sia dunque una forma di pensiero più infantile. La ragione giungerebbe invece in un secondo momento a seguito della maturazione mentale.Un secondo errore comune è quello di vedere la fantasia come un’attività meno importante rispetto alla razionalità, dato che quest’ultima sarebbe più efficace ed utile nell’affrontare i problemi di tutti i giorni. Si ritiene infine che le due attività (razionalità e fantasia) siano tra loro incompatibili e che non possano coesistere.Diversi studi hanno però dimostrato che queste tre idee sono completamente infondate; gli studi di Piaget hanno per esempio portato alla luce come razionalità e fantasia nascano insieme, nello stesso periodo: intorno ai diciotto mesi compaiono sia l’intelligenza senso-motoria che la capacità di rappresentarsi ed immaginare situazioni non presenti. Per quanto riguarda l’importanza dell’una o dell’altra attività, possiamo facilmente constatare che, se la ragione aiuta ad affrontare i problemi quotidiani, un aiuto alla loro soluzione può spesso arrivare da un guizzo di fantasia.E’ infine sbagliato sostenere che le due attività non possano coesistere, in quanto in diverse situazioni esse possono essere compresenti o alternarsi, come per esempio nei romanzi (i rapporti logici, causali, spaziali e temporali sono razionalmente mantenuti, ma le storie sono inventate) o nell’esempio dei libri-gioco (richiedono le capacità razionali di cui qualsiasi libro necessita, ma è con la fantasia che il piccolo lettore deve immaginare la figura al di là del buco nella pagina).


TRATTI IN COMUNE


Diverse caratteristiche accomunano razionalità e fantasia nel loro modo d’essere. Entrambe possono essere definite attività strutturanti, nel senso che entrambe creano strutture cognitive o semplificano strutture complesse o complicano strutture semplici. La razionalità ad esempio forma strutture come gli insiemi, le serie, le successioni e via dicendo; anche la fantasia forma d’altra parte strutture ben chiare, basti pensare a come anche una semplice catena di idee contenga al suo interno i nessi che hanno portato da un’idea all’altra, o a come i sogni possano essere tranquillamente raccontati, proprio perché sorretti da una struttura portante. Razionalità e fantasia permettono inoltre diversi gradi di iniziativa. Durante una lezione, a scuola, un allievo può semplicemente ascoltare l’insegnante (iniziativa razionale minima) o può invece risolvere completamente da solo un certo problema (iniziativa razionale massima). Per quanto riguarda la fantasia, si può invece avere un grado di iniziativa minimo nell’ascoltare il racconto di una storia, fino a raggiungere un massimo livello di iniziativa nell’invenzione di una storia.Un terzo tratta che unisce le due attività è la presenza, in entrambe, di elementi emotivi dallo stress nella soluzione di problemi alle emozioni nell’ascolto-invenzione di una fiaba. Infine sia razionalità che fantasia sono esperienze comunicabili come nell’esporre oralmente i passaggi di un certo ragionamento od offrire agli altri una nostra catena di idee, esponendola verbalmente o graficamente.


DIFFERENZE


Veniamo ora invece a ciò che differenzia la razionalità dalla fantasia.La prima sostanziale differenza è quella che viene definita marchio di realtà. L’attività razionale può godere di questa caratteristica, dato che i suoi contenuti sono sempre collocabili in uno spazio e in un tempo o sono direttamente osservabili o indirettamente ricostruibili. Ci sono però alcune eccezioni, come nel caso dei teoremi o di tutta la matematica in generale: si tratta di attività razionali, perché il nostro pensiero ci vieta di pensare che un determinato teorema non sia vero anche se non osservabile e non collocabile in un preciso tempo ed in un preciso spazio; si parla in questo caso di marchio di necessità. Al contrario la fantasia non ha alcuna realtà: le fiabe sono spesso ambientate in un tempo che non esiste ed in un luogo inventato. Nel caso di alcuni romanzi, possono esserci anche date e luoghi precisi, realmente esistenti, ma si può facilmente capire che i fatti raccontati non sono mai avvenuti in quello spazio ed in quel tempo.Un secondo punto su cui fantasia e razionalità sono totalmente antitetiche è il grado di rigore nell’uso dei rapporti. La ragione tende sempre ad un uso rigoroso dei rapporti (il termine “tende” vuole includere l’età infantile, in cui i rapporti non sono ancora perfettamente appresi). Nella fantasia, si trovano invece grandi trasgressioni nei rapporti spaziali, temporali, logici e causali. Si pensi per esempio a come una bambina ed una nonna entrino nella pancia di un lupo nella storia di Cappuccetto Rosso, o come alcuni risultati vengano ottenuti non con strumenti comuni, ma con magie e bacchette fatate. Trasgressioni vengono poi compiute dalla fantasia anche grazie ad un utilizzo particolare del concetto di somiglianza, secondo cui due oggetti simili fondono le rispettive identità, come quando un pettine diventa una catena montuosa per i suoi numerosi denti. Un’ultima importante differenza è quella che riguarda il dirigere o il lasciarsi guidare. Quando si è di fronte ad un’attività di stampo prettamente razionale, siamo a dirigere il nostro pensiero, facendogli prendere le strade che noi riteniamo più opportune per giungere alla soluzione del problema. Per contro, in un’attività di fantasticheria, lasciamo che le idee ci balzino alla mente, una di seguito all’altra e ci lasciamo trasportare da esse: è la nostra mente che guida noi stessi.


Gianna P.

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